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I bambini hanno bisogno di maestri felici

I bambini hanno bisogno di maestri felici

E’ fondamentale educare alla felicità i nostri insegnanti

La felicità è un sentimento e a differenza delle emozioni che nascono involontariamente presuppone una nostra volontà. ” La felicità è dentro di noi e dipende da noi . Le tante ricerche, soprattutto della psicologia positiva, ci stanno raccontando che le circostanze esterne, gli accadimenti della vita possono ostacolare o favorire il cammino nella e verso la felicità , ma non la determinano perchè essa dipende innanzitutto da noi.

Dan Gilbert ha approfondito questo aspetto della questione mostrandoci chiaramente che la felicità è una possibilità a disposizione di tutti noi.

La felicità sta li’ all’orizzonte ma non è tanto una meta quanto una maniera di camminare che presuppone il prenderci cura di noi stessi. L’amor proprio è un’energia incredibile per camminare in questo sentiero, ma per amarsi è necessario conoscersi, guardare e abbracciare le nostre virtu’ e soprattutto fare i conti con le nostre ferite. Ci lamentiamo spesso delle nostre ferite, spesso le ergiamo ad alibi per non sentirci in diritto di essere felici.

Ma le ferite, che evitiamo perchè fanno riemergere vecchi dolori, sono anche un grande trampolino di lancio evolutivo. Forse se cominciassimo a guardarle cosi’ sarebbe piu’ facile accarezzarle per coglierne le opportunità.

Viviamo immersi in una cultura dove ancora è considerato segno di debolezza piangere o condividere le nostre fragilità e questo rende piu’ complesso questo processo. Complesso ma non impossibile .

Daje rega’ !

DAJE REGA’ era la scritta che campeggiava sulla maglietta del mio primo centro estivo. Ero e sono stato per molto tempo un educatore motivatore e protettivo ( secondo la classificazione degli stili d’accompagnamento di Jordi Mateu Zorita )

Incoraggiavo, stimolavo e animavo tutti i bambini davanti a me. Il motivatore e il protettivo erano gli unici stili che mettevo in campo e vedevo e mi soffermavo solo su quei bambini che traevano beneficio da questo approccio, gli altri il mio inconscio non me li faceva proprio vedere, erano invisibili .

Ero cosi’ perchè Paolo bambino non era molto motivato dagli adulti di riferimento e perchè la tristezza, insieme alla rabbia, erano i sentimenti prevalenti intorno a me.

Quando entravo a scuola vedevo davanti a me tanti piccoli Paolo che avevano bisogno di essere motivati e che dovevano essere sereni e allegri. Quando lavoravo alla sezione dei piccoli al nido, non appena le creature erano a fare il pisolino, scendevo giu’ dai piu’ grandi . Costruivo personaggi buffi con quel che trovavo e li facevo apparire dalle finestre per farli ridere. I bambini ridevano ma le mie colleghe avrebbero voluto farmi fuori perchè li distraevo. Pensavo che le mie colleghe fossero tutte matte, perchè lamentarsi se un bambino ride ?

Il lavoro su di me m’ha permesso di vedere che questo atteggiamento era il risultato di una mie ferite non sanate che proiettavo nei bambini che l’universo m’affidava. E’ faticoso vedere le proprie ferite, è difficile sanarle ma solo quando l’ho fatto il mio sguardo si è ampliato e nessun bambino mi risultava invisibile.

Ora nello zaino mi porto il motivatore, ma anche il direttivo, il protettivo, il distante e tutti gli altri stili e quello che tiro fuori dipende dai bambini che ho dinanzi. Non vi nascondo che avendo lavorato spesso in ambienti fricchettoni, dove alcune volte si fa fatica a dire no e a mettere limiti, non di rado lo stile che piu’ uso è quello che in teoria mi piace di meno: il direttivo .

L’esempio piu’ prezioso

Lavorare su di noi è una sfida incredibile ma anche un bisogno educativo prioritario . Il nostro esempio, il nostro sguardo sulla vita, il nostro amor proprio hanno un impatto grandissimo sulla vita dei bambini. Niente vale di piu. Per questo penso sinceramente che in aula non dovrebbero entrare persone infelici e rassegnate.

 

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