Una buona maestra.
Tutte le mattine prima di entrare o meglio uscire a scuola ricordo a me stesso che essa è e deve essere un luogo per i bambini.
Un luogo dove crescere in compagnia ,dove trovare risposta ad alcuni bisogni fondamentali e dove possibilmente riconoscere il proprio talento, la propria inimitabile identità.
Vorrei che tutti i suoi frequentatori fossero felici che vivessero intensamente il presente che si sentissero importanti e che fossero liberi di essere se stessi.
La ricetta della pace, il segreto dell’armonia ce lo spiega benissimo il bosco. Non c’è un essere vivente nel bosco che percorra il medesimo sentiero e le relazioni d’amore che in esso si creano tra specie diverse garantiscono la vita e la bellezza.
La scuola non puo’ e non deve omologare, non deve giudicare e scegliere chi è adatto e chi no.
Il maestro deve accompagnare, garantendo cittadinanza a tutti.
La biologia ci insegna che un seme ha in sé tutte le potenzialità per auto realizzarsi e la vita ci mostra come l’unico ingrediente fondamentale per far crescere nella giusta maniera un bambino sia l’amore.
Un buon maestro deve innanzitutto saper amare e per fare questo deve prima di tutto imparare ad amarsi.
Non è facile la questione ! coloro che non si amano e che non sanno amare sono coloro che non sono stati amati e rimarginare alcune ferite non è affatto semplice.
Una maestra dovrebbe essere innanzitutto una persona felice, dovrebbe amare la vita in tutte le sue sfaccettature. Rita Pierson sostiene che noi maestri siamo nati per fare la differenza e io sono d’accordo con lei. La maniera con cui noi interpretiamo la realtà, la passione con cui facciamo le cose, l’amore che riusciamo a dispensare saranno le lenti con cui probabilmente i nostri piccoli guarderanno la vita.
Nella scuola che sogniamo e che si fa sempre piu’ realtà non c’è posto per chi guarda la vita con disgusto . Le persone che meritano l’appellativo di maestro sono appassionate, allegre, umili, curiose, rispettose e soprattutto hanno scelto di mettersi al servizio degli altri.
L’intenzionalità nel fare le cose fa tutta la differenza del mondo e racchiude in sé sin dalla nascita il proprio destino. Chi decide di fare questo lavoro, non puo’ farlo per racimolare uno stipendio, morirebbe di fame o di tristezza. Non puo’ farlo con finalità egoistiche verrebbe subito riconosciuto dai bambini che mantengono la capacità di ascoltare il proprio cuore. Ed in una situazione di tal fatta non c’è altra strada per educare che quella della paura, delle minacce, delle violenze. I bambini amano coloro che sanno amare e ascoltano coloro che sanno ascoltarli. Non hanno bisogno di precettori , di dispensatori di certezze sono curiosi e necessitano solo di adulti che sappiano aprire porte, a disegnare il sentiero nessuno è piu’ bravo di loro.
Il maestro deve accompagnare ma anche lasciarsi condurre e sa bene che la fiducia rende liberi e raddoppia le energie.
All’asilo nel bosco e in Piccola Polis tra gli insegnanti ci sono musicisti, falegnami, attrici, filosofi, naturaliste, artisti circensi, psicologi, scrittrici e contadini. Non crediamo alla maestra che si possa occupare di tutto ma scommettiamo sulla diversità e soprattutto sulla passione.
La passione muove le emozioni e attraverso di esse apprendiamo. Sentir declamare la Divina Commedia a Daniela o vedere Alfonso che fa l’amore con la fisarmonica è il dono piu’ grande che possiamo fare ai pargoli. Ognuno di loro saprà emozionarsi con uno o piu’ di queste maestre e in questa maniera riconoscere attraverso il battito del proprio cuore il proprio talento. La scuola lo deve valorizzare qualunque esso sia.
Non esistono i bambini bravi e quelli cattivi esistono i bambini, uno diverso dall’altro ognuno col suo ruolo da recitare nel mondo e la scuola deve essere una casa per tutti loro.
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