All’Asilo nel Bosco non si impara nulla
Non siamo fricchettoni!
O almeno non solo.
Non viviamo in una Yurta, andiamo allo stadio, ogni tanto utilizziamo olio di palma e sperando che non si sappia troppo in giro amiamo profondamente le Indicazioni Ministeriali per la scuola dell’infanzia e per quella primaria. Non andiamo nel bosco perché siamo contro qualcosa e nel nostro agire la motivazione primaria è semplicemente rispondere ai bisogni dei bambini e delle bambine.
Non vogliamo passare però per quelli che si girano dall’altra parte di fronte a situazioni poco accettabili e cosi’ ci pare doveroso confessare che si ! amiamo le indicazioni nazionali ma reputiamo la legge sulla scuola dell’infanzia e sulla primaria uno schiaffo alla dignità di tutti coloro che vivono la scuola.
E’ vero , non siamo contro nessuno e neanche contro la scuola di stato ma molte delle cose che vediamo e sentiamo all’interno della stessa proprio non ci piacciono. Non ci piace la didattica anacronistica centrata sulla lezione frontale, non ci piacciono i voti, le pagelle e la suddivisione del sapere in materie, non ci piace l’accidia che caratterizza alcune maestre, non ci piace chi lascia tutto uguale perché fanno tutti cosi’.
Reputiamo assurdo che nel 2017 lo spazio di apprendimento sia un’aula perché è nel mondo che si impara, e elimineremo in un colpo solo il 90% delle procedure burocratiche cui dirigenti e insegnanti sono costretti. Le maestre sono tutte belle e brave e sono solo vittime di un sistema che non le tutela e non le motiva ? No ! abbiamo visto maestre e maestri che andrebbero radiati quanto prima, persone che non sentono l’onore della missione, che vanno a timbrare un cartellino, che non amano i propri studenti e la propria professione.
State boni e bone !
Non stiamo generalizzando.
Certe volte pare che non si possa dire nulla altrimenti ti appiccicano l’etichetta del “generalizzatore” e nun poi piu’ parlà !
Eh no ! che sia chiaro!
Non vediamo solo maestre del tipo appena descritto e amiamo ed impariamo continuamente da insegnanti fantastiche che compiono un lavoro eccellente nel difficile contesto della scuola statale.
Ma negare che anche nella nostra beneamata categoria ci siano molte cose da migliorare sarebbe forse politicamente corretto ma eticamente non accettabile.
Insomma spesso chi non ci conosce ci reputa gente strana e questo forse è vero, ma ciò non vuol dire che nei nostri progetti pedagogici non si tenga conto di quello che il ministero si aspetta da una scuola. A dire il vero pensiamo che sia sfacciatamente la maniera migliore per raggiungere quegli obiettivi. Poi da buoni fricchettoni ( ) ci aggiungiamo del nostro come per esempio ponendo l’educazione emozionale al centro sia come finalità pedagogica che come strumento funzionale all’apprendimento.
Cosa si impara in un asilo nel bosco o in una scuola primaria, come la piccola polis che preferisce l’orto, il museo e un bosco all’aula ? Cosa apprendono i bambini che non ascoltano per 4 ore un maestro alla lavagna o in cattedra che fa loro un monologo lezione ma che parlano tutti all’interno di un cerchio guidati da un adulto che non dispensa nozioni ?
Tante volte ci hanno posto questa domanda e per rispondere vi racconto cosa è successo nelle ultime due giornate trascorse in pineta con i bambini dell’asilo e qualche infiltrato della primaria.
L’accoglienza di solito dura fino alle 9.30 e qualcuno arriva anche dopo. In questo momento molto spazio è lasciato al gioco libero che consideriamo uno strumento potentissimo per sviluppare la socialità e costruire la propria identità, e all’esplorazione dell’ambiente che permette di lavorare efficacemente su quello che il ministero chiama campo d’esperienza “Conoscenza del mondo”. Accanto ad essi vi sono alcune proposte dei maestri e delle maestre. Ieri per esempio qualcuno costruiva capanne, altri leggevano storie mentre non pochi si facevano semplicemente coccolare.
Alle 10 abbiamo fatto un cerchio e ci siamo salutati scandendo il proprio nome in sillabe aiutati dal ritmo creato con due bastoncini . Poi qualcuno ha fatto la conta dei presenti, alcuni , i piu’ piccoli ne contavano 5 o 13 o cento mille, altri si sono accorti che eravamo 32.
Abbiamo letto insieme la favola del Gruffalo’, un racconto in cui uno dei temi è la paura e al termine della storia dopo una conversazione molto ricca e intensa abbiamo deciso di andare all’avventura per cercare il Gruffalò. Uno gnomo ci aveva dato la soffiata che il dolce mostro abitava proprio nei paraggi del nostro bosco.
Qualcuno ha preferito restare alla base mentre chi ha deciso di affrontare la paura se n’è stato nella fase iniziale appiccicato alle mani dei maestri. Piano piano hanno cominciato a staccarsi e a rinvenire ovunque tracce e impronte di Gruffalo’. Non tutti ovviamente, le nostre mani sono state di sostegno per i piu’ timorosi fino a che uno di loro ha confessato “Maestro ho paura ! “ “ Anche io ne ho un po’ “ ho risposto loro raccontando che nel nostro cuore ha sede un compagno tanto prezioso che si chiama coraggio e che se lo cerchi lui si fa trovare e ti accompagna lontano dalla signora paura che certe volte è proprio faticosa. Poi ho detto loro che in quel pezzo di bosco c’erano anche dei legni magici che ci avrebbero aiutato a trovare il signor coraggio. Uno di loro ha finito la passeggiata con quantomeno 15 di questi legnetti preziosi
La paura piano piano si dissolveva e abbiamo trovato anche la casa del Gruffalo’ tra lo stupore e la gioia dei piccoli avventurieri. La abbiamo pulita e decorata con dei doni per il mostro che nel frattempo si era trasformato in amico .
A pranzo un piacevole pic-nic in un clima rilassato e allegro e poi il pomeriggio il meritato tempo dell’ozio.
In questo momento della giornata sono loro i protagonisti della progettazione pedagogica. Si scelgono l’attività, si costruiscono dei giochi e il tempo scorre piacevole e ricco. E’ particolarmente in questa fase che a parere mio i piccoli si fanno una domanda fondamentale che molti si fanno sempre di meno “ Ma a me , cosa piace fare ? “.
L’universo poi spesso collabora e allora capita che ci imbattiamo in una piccola cornacchia ferita e questo episodio inaspettato diventa foriero di apprendimento e di intense emozioni. Ci prendiamo cura di lei , mettendola in una casa di cartone costruita all’istante, piena di finestrelle, le prepariamo un letto di foglie, le diamo qualcosa da bere e ci consultiamo con un amica della Lipu che ci consiglia cosa darle da mangiare e sopratutto di portarla quanto prima al loro centro di recupero.
Questa ultima esperienza sarebbe sicuramente catalogabile come lezione di scienze ma io che non amo i cataloghi la considero una lezione di vita immensa perché ha spinto tutti noi a riflettere su concetti cosi’ importanti per a vita come il rispetto, la cura, la diversità. E come spesso mi capita di osservare e soprattutto sentire, ovviamente non con le orecchie, i nostri bambini e le nostre bambine sono tornate a casa pieni di gioia e di domande, e questo mi pare l’obiettivo piu’ ambizioso che qualsivoglia scuola possa prefiggersi.
E sappiate voi scettici radicali che anche le tabelline si possono imparare nel bosco, per quella del 2 chiedete alla maestra felce, quella del 3 al signor trifoglio e per quella del cinque basta seguire le impronte di un Gruffalò.
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