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Don Jeanjacques MontesSteiner in Freire

Don Jeanjacques MontesSteiner in Freire

Catalogare, classificare, semplificare, questo è impoverire !

Uno degli esercizi preferiti da questa società iperrazionalista è quello di mettere un’etichetta a qualsiasi cosa, persone comprese. E cosi’ c’è quello di destra e quello di sinistra, il conservatore e il progressista , tutti facciamo parte di una categoria rinunciando cosi’ ad esprimere la nostra ricchezza e la nostra individualità sacrificate sull’altare di una insensata semplificazione della realtà.

Non sono esenti da questo esercizio i maestri e le educatrici e cosi’ sentiamo la necessità di adottare un modello predefinito che mal si sposa con una realtà per sua natura cangiante ed in trasformazione. Il quadro che ne esce non mi convince affatto. Parli con una maestra steineriana che ti guarda male se per disegnare utilizzi cere non contemplate dal protocollo. Puoi rischiare la radiazione dall’albo dei maestri se utilizzi i pennarelli o se bevi coca cola. Poi incontri un insegnante montessoriano che non si muove e non lavora senza i suoi materiali certificati.

La domanda nasce spontanea : ma davvero crediamo che si possano applicare modelli elaborati in altre epoche e in altri luoghi  in un luogo e in un tempo diverso da quello in cui furono teorizzati? .

Di seguito ne nasce un’altra : ma Maria Montessori o Rudolph Steiner applicherebbero sic et sempliciter  il loro modello anche se insegnassero ad Ostia nel 2017 ?

Ritorno da un viaggio pedagogico in Germania dove ho potuto visitare un waldkindergarden (asilo nel bosco) bellissimo. Ho respirato pace e armonia, ho toccato con mano le virtu’ di un bambino disciplinato e ordinato  e nel mentre pensavo ai nostri bambini e bambine.

Mentre la maestra tedesca, veramente competente e appassionata, canticchiava una canzone, tutti i pargoli,  recepito il discreto segnale,in brevissimo tempo si disponevano in cerchio per assolvere uno dei momenti tipici della loro routine. Tutti parlavano e tutti ascoltavano, i toni delle voci erano pacati e morbidi e io pensavo ai nostri piccoli. Pensavo a Gigi che quando suoniamo il tamburo per annunciare il circle time si arrampica sull’albero col suo ghigno fantastico, o a Luisa che  quando ci avviciniamo al tamburo inizia prontamente la ricerca del suo nascondiglio. Insomma quella modalità cosi’ funzionale a Flensburg non credo proprio sia applicabile a Ostia, salvo munirti di frusta o bacchetta. E penso che sia bello cosi’, penso che Gigi è bello quanto Peter e Luisa non abbia niente da invidiare a Ute. Penso che il carattere di un singolo dipenda dalla sua storia personale, dalla sua inimitabile essenza ma anche dal popolo, dal tempo e dal territorio in cui è cresciuto. Pensare che un modello educativo sia applicabile a tutti i bambini significa presupporre che quella parte, che pure credo che esista e che riempie le anime di tutti noi , sia la sola degna di ricevere attenzioni.

Se stamo a fa fregà !

Mettiamo la bandiera montessoriana fuori la nostra scuola e ci dimentichiamo di cio’ che ripeteva continuamente Maria ” Non seguite me ! seguite i bambini ! “. L’antroposofia illumina la nostra vita dimenticandoci il messaggio centrale di Rudolph. Non conosco maniera migliore di illustrarvelo se non con un racconto del maestro Floriano, uno di quelli che Steiner lo conosce bene. Mi racconto’ una volta il buon Floriano che durante un convegno Rudolph presento’ alla nutrita platea di fans l’importanza del fungo per l’equilibrio boschivo e la necessità di non portarlo via dal bosco per permettergli di fare il sua fondamentale compito nel mantenimento dell’ecosistema. Durante il pranzo che ne segui’ tutti ovviamente non ordinarono funghi. Tutti tranne uno! potete indovinare chi.

Don Milani a chi gli chiedeva il segreto di Barbiana rispondeva appassionatamente ” Non si tratta di cio’ che il maestro debba fare ma di come dovrebbe essere ”

Don Milani e con lui anche io pensiamo che una scuola di qualità dipenda dalle virtu’di un maestro, dalla sua ardente passione, dalla sua ferrea volontà di mettersi al servizio degli altri. Magari e anche questo è un sogno comune all’interno di una comunità attiva e presente.

E allora stiamo attenti. Un marchio non è garanzia di qualità, un modello applicato rigidamente non è nulla di piu’ di una gabbia, magari certificata, si, ma pur sempre una gabbia.

Siate libere maestre e abbiate coraggio.

Non scegliete le scorciatoie, il maestro saggio sa che è la salita a portarci nella bellezza.

Nutrite il dubbio e siate felici se non siete d’accordo ma non soffermatevi nella critica immaginate la soluzione.

E infine non fuggite i problemi, essi sono un’opportunità basta cominciare a capire che la soluzione degli stessi non è mai una destinazione ma una direzione.

buon viaggio

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