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La felicità, la ricchezza e la vita modesta

La felicità, la ricchezza e la vita modesta

Racconta Erodoto che Solone giunto nel regno di Creso così a lui si rivolse “Chi è molto ricco non è affatto più felice di chi vive alla giornata, se il suo destino non lo accompagna a morire serenamente ancora nella sua prosperità. Infatti molti uomini, pur essendo straricchi, non sono felici, molti invece, che vivono una vita modesta, possono dirsi davvero fortunati. Chi è molto ricco ma infelice è superiore soltanto in due cose a chi è fortunato, ma quest’ultimo rispetto a chi è ricco è superiore da molti punti di vista ”

Il concetto è ribadito dal buon Mannarino quando direttamente da un campo rom canta “Ballano i re al Tevere Grand Hotel”, forse i re sono quelli che ballano al campo rom e non quelli che vivono nei quartieri imbellettati e circondati dal filo spinato e guardie del corpo nelle grandi città

Il balzo da Solone a Mannarino puo’ sembrare ardito ma ci mostra chiaramente che in diverse epoche, in diversi luoghi e contesti culturali ,l’idea che la felicità spesso percorra sentieri distanti dalla ricchezza materiale non è affatto peregrina.

Anche la scienza da il suo contributo. Martyn Selygman , padre della psicologia positiva,nella sua ricerca sulla felicità conviene che ai fini del raggiungimento della stessa percorrere il sentiero della “vita piacevole” caratterizzata dal possedimento di beni materiali e da una finalità egoistica va nella direzione opposta alla felicità.

Robert Waldinger , quarto direttore di una ricerca che Harvard conduce da quasi cento anni , ci dice chiaramente che tanti soldi spesso sono un ostacolo e cio’ che ci rende felici sono relazioni sociali amorevoli e di qualità.

🙂

Ho avuto la fortuna di vivere in un quartiere abbastanza povero di Ostia e poi per qualche anno in quello ricco. Quello che ho visto chiaramente è che relazioni di tal fatta sono molto piu’ diffuse laddove le persone conducono una vita modesta. Ovviamente il mio è uno sguardo parziale e non penso di spacciarlo per verità ma s’incastrava bene con Solone e compagnia bella e allora ve l’ho raccontato 

Nonostante tutto cio’ ,il messaggio opposto, offerto alla gente dai mezzi di comunicazione di massa sembra avere un certo appeal .E allora non mi stupisco se un centro commerciale è aperto a Pasqua, se molti con troppa facilità si vendono l’anima per una tv al plasma o una macchina lucida e fiammante.

Io che la televisione la guardo solo per vedere la mia Roma osservo curioso cio’ che la vita mi dice e mi mostra. E vedo nella umiltà e profondità di persone semplici un grande arricchimento e nella spocchia e superficialità di gente cresciuta possedendo tante cose e poco amore l’origine della guerra.

Penso ad Hamed che ieri con occhi commossi mi diceva che era stato bellissimo vedere le famiglie collaborare con il cuore nel prendersi cura dell’asilo nel bosco. Era emozionato e la sua bella emozione m’ha abbracciato cpiacevolmente.

Penso ad Ettore contadino operaio che mi ha chiamato entusiasta per propormi una visita gratuita dall’amico apicultore ” Posso dargli il tuo numero ? secondo me sarebbe bellissimo per i bambini” mi ha detto nell’ultima chiamata. Un gesto semplice che non pretende nulla in cambio e che mette in circolo amore, quell’amore disinteressato, privo di finalità egoistica che mi mostra chiaramente la ricchezza dell’essere umano.

Loro e molte altre persone mi hanno detto in questo periodo che il cuore batte forte di fronte ad un gesto amorevole, gesti semplici ma di una potenza incredibile.

Poi penso alle persone che in questo periodo mi hanno messo di fronte alla bruttezza dell’essere umano, all’individualismo e al materialismo, all’invidia e alla gelosia e che non mollano mai l’ascia di guerra.

Penso a loro , persone che conosco e per cui provo sincera compassione e vedo che uno dei tratti che li accomuna è un’infanzia piena di cose e poco amore intorno.

Qualcuno ha detto loro da bambini che la vita è sofferenza , che valgono poco, che l’avere sovrasta l’essere e loro ci hanno creduto . Con i loro comportamenti continuamente provano a confutare questa tesi e alternano gioie effimere ad interminabili guerre che poco hanno a che fare con la felicità e giustappunto il ben-essere.

E allora mi nasce spontanea una riflessione riguardo alla scuola di stato. Essa ha un’ utenza di cui spesso non fanno parte coloro che definiamo ricchi. Di solito essi optano per scuole a pagamento e rinunciano all’aiuto dello stato. Ma lo stato puo’ non occuparsi di chi forse ha piu’ bisogno ?

Penso che il materialismo spesso ci freghi e allora nel giudicare chi è bisognoso e chi no utilizziamo parametri materiali legati al possedimento delle cose.

Ma se veramente lo stato italiano ripudia la guerra come sancito dall’articolo 11 della nostra bellissima Costituzione ,non sarebbe saggio occuparsi di coloro che la guerra forse la provocheranno ?

La decisione di sganciare bombe in Iraq , o in Afghanistan, o in Libia, o In Siria non è forse nata nei salotti abitati da gente straricca ?

Beh se fossi lo stato farei veramente una scuola per tutti e la prima cosa che farei è garantire il liberalismo educativo. Basta con un modello unico di scuola, tutti devono avere la possibilità di seguire il percorso educativo piu’ affine alle proprie idee e cio’ che non deve pero’ mancare in tutti i modelli proposti è la centralità  del concetto di pace ed amore.

dice François-René de Chateaubriand “La vera felicità costa poco: se è cara, non è di buona qualità” e me sa che c’aveva proprio ragione

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